Poco discosta, oltre il grande prato verde di piazzale della Pace, si erge la mole imponente del Palazzo della Pilotta, eretto dai Duchi Farnese per ospitare i servizi della Corte fra il 1583 ed il 1611. Il grande complesso è oggi il principale centro culturale della città e accoglie il Museo Archeologico Nazionale, la Biblioteca Palatina, il Museo Bodoniano, l’emozionante Teatro Farnese e la Galleria Na- zionale, l’Accademia Nazionale di Belle Arti, sale per mostre tem- poranee e biblioteche d’arte.
Il Museo Archeologico venne istituito nel 1761 dal Duca don Filippo di Borbone (1720-1765) per conservare ed esporre i reperti che giungevano dagli scavi della cittadina romana di Veleia nell’Ap- pennino piacentino dopo il fortuito ritrovamento, nella località, dell’importantissima Tabula Alimentaria Traianea. La più grande iscrizione in bronzo dell’antichità, venne studiata, tra gli altri, dal grande storico Ludovico Antonio Muratori (1672-1750) e contiene l’elenco dei fondi, con relativi proprietari, che avevano benefi- ciato dei prestiti della cassa imperiale di Traiano i cui interessi venivano utilizzati per l’educazione dei giovani poveri di Veleia.
Sempre nel Palazzo della Pilotta, la ricchissima Biblioteca Palatina, inaugurata nel 1769, custodisce i disegni originali per una serie di piatti da tavola progettati nel 1639 per Odoardo Farnese (1612-1640) in vista di un pranzo con i Cardinali Antonio e Francesco
Barberini a Roma. Del banchetto mai realizzato, rimangono oggi un centinaio di disegni, molti dei quali acquarellati, che ci mo strano il gusto per l’estetica della tavola del XVII secolo. Sono, poi, conservati due pregevoli manoscritti di gastronomia dei cuochi di corte farnesiani: una copia de Li quattro banchetti destinati per le quattro stagioni dell’anno di Carlo Nascia (1681) e l’unico esemplare noto del Piciol lume di cucina di Antonio Maria Dalli (1701), entrambi redatti dal copista Carlo Giovanelli.
Nei vasti e suggestivi spazi della Galleria Nazionale, nata dalle collezioni della settecentesca Accademia Parmense di Belle Arti e oggi una delle più importanti d’Italia, è possibile ammirare lo straordinario trionfo da tavola dello scultore spagnolo Damià Campeny (1771-1855), composto da oltre cento pezzi in marmo, bronzo e alabastro, realizzato a Roma fra il 1804 ed il 1806 e destinato all’Ambasciata di Spagna, giunto a Parma dopo una probabile sosta a Lucca: un tripudio di eleganza che fa ben comprendere quanto contasse la tavola ed il banchetto nella politica delle Case regnanti d’Europa dei secoli passati. Sono inoltre presenti interessanti nature morte che esaltano il tema del cibo in area padana, opere dei pittori emiliani Bartolomeo Arbotori (1594- 1676) e Felice Boselli (1650-1732).