Il portale centrale è il più complesso perché fortemente manomesso dai campionesi che nel 1281 modificano notevolmente le dimensioni del sistema, pur conservando parte della decorazione del portale precedente[1].
Dunque quale è il testo più importante che Giambono da Bissone mantiene del precedente portale romanico, portale i cui pezzi riutilizzati vengono sollevati di circa un metro rispetto al livello originario? Certamente l’archivolto scolpito con la rappresentazione dei mesi che appare un testo di qualità molto alta e appartiene non certo ad artefici di fine XII secolo o addirittura del XIII ma certamente a uno scultore che si conosce molto bene, il principale dei maestri scultori attivi alla Cattedrale di Parma, quello che ho indicato come Maestro dei Mesi, assai prossimo alla ricerca di Nicholaus, o lui stesso dunque o un suo diretto collaboratore che opera sulla base di disegni del maestro[2].
Le sculture appunto con i mesi, fissate sulla ghiera esterna del portale del 1281, sono fortemente legate alla officina wiligelmica, ai mesi di Wiligelmo stesso a San Benedetto Po degli anni ’90 del secolo Xl, ai mesi dello scultore legato a Wiligelmo della Porta della Pescheria a Modena scolpiti entro il 1106. L’ordine dei mesi è significativo, è infatti quello dell’anno romano e il primo mese, Marzo, propone una citazione evidente del cavaspini che allora era un modello, a Roma, per gli scultori, insieme alla Lupa e al Costantino (o meglio al Marco Aurelio) davanti al San Giovanni in Laterano. Viene quindi Aprile che si appoggia al tronco fiorito, e poi Maggio appiedato che reca per la cavezza il cavallo, quindi Giugno che affila la falce con la pietra, e Luglio che col falcetto taglia le spighe, e ancora Agosto che prepara la botte battendo i cerchi attorno alle doghe, e Settembre che raccoglie i grappoli d’uva dentro un cesto, e Ottobre che sta seduto su uno sgabello e leva alta una coppa, e Novembre che sta per scuoiare il porco, e Dicembre che taglia dei rami, e Gennaio barbuto che si scalda al fuoco e mostra un doppio volto – l’anno vecchio e quello nuovo – e infine Febbraio che reca una sporta e una rete per catturare i pesci.
La qualità dei pezzi è alta, i nessi con le sculture di maggiore qualità lungo la navata all’interno sono evidenti, dal piegare dei panneggi al rapporto fra corpo e testa, dal taglio dei visi alla concezione degli spazi; dunque il portale originario della Cattedrale finito attorno al 1115 era certo un portale importante, più basso nettamente dell’attuale, un portale largo come l’archivolto che vediamo e che ci conferma la iconografia dei mesi dal tempo di Nicholaus, e, prima, di Wiligelmo. Chi vorrà potrà facilmente scoprire gli altri pezzi del portale originario reimpiegati nel contesto di quello del tardo ’200, e sono sezioni di cornice ornata a palmette e altri elementi ancora, mentre i pezzi duecenteschi, oltre ai due leoni uno rosso e uno bianco, i capitelli delle colonne rette dai leoni stessi e una parte delle cornici.
[1] Per ulteriori indicazioni si veda il volume del 1974 (A. C. Quintavalle, La Cattedrale di Parma e il romanico europeo, Parma, Università, Istituto di Storia dell’Arte, 1974) dove si analizzano nei dettagli le parti del XII secolo reimpiegate a fine del XIII secolo da Giambono da Bissone e dalla sua officina.
[2] Per una analisi dei vari scultori che operano alla Cattedrale di Parma, distinzioni che peraltro sono sempre molto difficili da fare in una età dove gli scultori che guidavano la officina scambiavano con gli esecutori le parti per cui non è pensabile stabilire nette divisioni di mani, per una analisi approssimata quindi degli scultori rinvio al mio volume del 1974; qui non ho voluto che mettere in evidenza la mano dello scultore maggiore, appunto il Maestro dei Mesi.