Parmigianino alla Steccata

Author: Eugenio Battisti
Source:

E. BATTISTI, Il Parmigianino alla Steccata, in Santa Maria della Steccata a Parma, Parma, Silva per Cariparma, 1982, p. 107

Non c’è dubbio che la volta sia una esaltazione simbolica delle qualità e dei titoli mariani e dei loro opposti; ma è organizzata come una enciclopedia illustrata, divisa secondo i regni della natura: terra, acqua, aria (con fiori e animali, conchiglie e crostacei, uccelli), mentre il fuoco, l’empireo, è rappresentato dall’oro. Gli Indices speciales della Patrologia Latina consentono, facilmente, raffronti biblici per ciascuna o quasi delle categorie d’oggetti introdotte, ma il gusto quasi da collezionista sembra ispirato da Plinio (da cui dipendono anche le Kunstkammern) e dalle enciclopedie medioevali. Le Vergini possono essere intese come facenti parte del corteo della sposa, distribuite secondo il probabile progetto generale poi parzialmente seguito in tutti gli arconi, quindi nel numero di ventiquattro; ma potrebbero essere generiche Sante, come nei mosaici medioevali, cui certamente si guardò, con l’occhio specialmente diretto verso le basiliche romane dedicate alla Vergine (Santa Maria Maggiore, Santa Maria in Trastevere) ma non ignaro dei cicli ravennati. Ma appaiono come «statue di eccezionale bellezza, vestite con gli abiti che indossano le vergini, che, con le mani alzate, portavano certi oggetti sacri appoggiati sulla loro testa, alla maniera delle donne ateniesi». Le canefore, così citate da Cicerone, nell’Orazione contro Verre, erano attribuite a Policleto[1], ed al loro tipo si era già ispirato Raffaello (o un suo aiuto) nell’Incendio di Borgo, trasformandole in portatrici d’acqua. La loro caratterizzazione, positiva e negativa, è fornita solo dalle lampade accese o spente, pochissimo dalla loro fisionomia e dal loro atteggiamento e costume.

[1] Cicerone, In Verrem, II, IV, 3, 5.